Da quando è possibile percorre nuovamente la ferrata Brizio, molti alpinisti romani, quando vogliono fare una via alle Fiamme di Pietra, anziché ai Prati di Tivo parcheggiano a Campo Imperatore (se non addirittura a Fonte Cerreto): più montagna, meno asfalto, stesso tempo. La ferrata Brizio è una ferrata a sé: non porta in vetta, come la Danesi e la Ricci, non compie una strepitosa escursione circolare, come la Ventricini, non porta neanche a un bivacco, come per il Bafile. Nasce come collegamento-scorciatoia tra la Sella del Brecciaio e la Sella dei Due Corni, evitando il Passo del Cannone, e permette di attraversare un ambiente selvaggio altrimenti inaccessibile ai più. Di seguito è descritto l’itinerario che da Campo Imperatore conduce alla vetta del Corno Piccolo, tramite le ferrate Brizio e Danesi.
In memoria dei campioni morti
WoGu. Una sigla senza senso per molti lettori. In realtà è il nome di una via mitica, tracciata da Beat Kammerlander nel 1997 e liberata solo dopo vent’anni, da Adam Ondra. Si trova in Svizzera, nel Rätikon. WoGu sta per Wolgang Güllich, il primo a salire un 9a, Action Directe.
A zig-zag tra le vette del Corno Grande
Mentre la celebre traversata delle vette del Corno Grande presenta problemi di orientamento e richiede di scalare legati in cordata in alcuni tratti, questo che segue è uno zig-zag che, pur attraversando ambienti simili, non presenta problemi di orientamento (ci sono sempre i segni di vernice) e non richiede di scalare legati in cordata (ma occorre essere a proprio agio sul II grado e sapere scendere in corda doppia).
Gran Sasso, vie di IV e V
Nel cuore dell’Italia si nasconde una gemma preziosa: un angolo di Dolomiti incastonato nell’Appennino. Con una differenza non trascurabile: la roccia. Soprattutto sul Corno Piccolo, molto più affidabile che in Dolomiti. Sul Gran Sasso ci sono centinaia di vie: in questa sezione ne sono proposte alcune, con uno stile naive piuttosto che tecnico, ma la descrizione è sempre accurata e giustamente didascalica, così come la gradazione. Linee guida relazione e gradi
Normality of a tragedy
09 January 2016
Andy Kirkpatrick
I clicked onto the Alpinist website on Tuesday night, one of those ‘screensaver’ sites you visits when your mind goes blank and you need something to do, clicking on Tumblr, BBC news or UKclimbing – sort of something to do before you have something to do.
Errori frequenti in falesia
Lynn Hill arriva in catena, rinvia la corda, chiede di bloccare, e finalmente si stende all’indietro. Il volo è brutalmente imprevisto, solo per una serie di circostanze l’epilogo non è mortale. Dopo alcuni mesi di ospedale torna a scalare più e meglio di prima. Nella sua autobiografia Lynn Hill ricorda bene che, prima di iniziare il monotiro, aveva fatto l’otto e passato la corda nell’imbrago, ma non ricorda il motivo inspiegabile (distratta da un amico?) che le fece dimenticare di inseguire l’otto per chiudere il nodo.
Se è successo ad uno dei più forti climber di tutti i tempi, può succedere a chiunque. Proviamo, partendo da questo insegnamento, a stilare alcune regole di sicurezza in falesia, derivate dall’osservazione degli errori più frequenti.
Il gergo dei climber
Ogni attività ha il suo gergo.
L’arrampicata non fa eccezione: “a forza di stringere micro-tacche mi sono acciaiato/ghisato”, “sei salito a vista o flash?”, “oggi andavo come Bini con le Superga”, “prendi la ronchia/zanca e poi moschetta”.