La Patagonia è terra di trekking, è nota per alcune delle più famose ed epiche storie di alpinismo, ha dato e ricevuto fama dal libro di Chatwin, è meta del turismo stile Lonely Planet. Lo spirito di chi ci va può quindi essere molto diverso, così come il ritmo con cui si decide di visitarla.
Noi ci siamo andati per fare trekking.
3 distinti trekking, tra loro molto diversi, per un totale di 16 giorni di cammino e 13 notti in tenda (+ alcuni giorni di piacevole turismo).
In Patagonia.
Che poi di “patagonie” ce ne sono almeno due: quella cilena e quella argentina.
Tanto percorsa, organizzata, viva, varia è stata quella cilena; quanto severa, selvaggia, basica quella argentina: entrambe, comunque, bellissime. E poi c’è la distesa infinita della pampa patagonica: spazi infiniti di cespugli spinosi verde-gialli tutti delimitati da interminabili recinzioni con filo spinato sul quale ogni tanto ho visto dei guanachi rimasti impigliati e scheletriti nel tentativo di superarli.
Mentre è facile scegliere di andare in Patagonia è ancora più importante decidere di dedicare il giusto tempo al viaggio. Mi mettevano tristezza quei turisti che dedicavano 1 giorno alle Torri del Payne e 1 giorno alle vette di Chalten e che in 15 giorni percorrono velocemente tutto il sud dell’Argentina sperando di riuscire a spuntare tutta la to-do-list della guida Lonely Planet. Per questo abbiamo deciso di non andare ad Ushuaia e alla terra del fuoco, proprio perché avevamo deciso di dedicare il giusto tempo a ciò che avevamo deciso di fare.