È di questi giorni (gennaio 2012) la notizia che alcuni alpinisti hanno schiodato la via del compressore di Cesare Maestri al Cerro Torre. La singola via più esacrata e stigmatizzata della storia dell’alpinismo, seppure molti di quelli saliti sul Cerro Torre abbiano finito in un modo o nell’altro per rinviarne almeno uno spit, in salita o in discesa.
La via testimonia di un’epoca in cui la vetta era per tanti l’unico fine. In cui l’uso massiccio di chiodi e staffe non era raro, in Patagonia come in Lavaredo, con le donne sotto a cucinare. Oggi per fortuna lo stile è un altro, e quest’altro stile si è affermato con l’esempio e la parola, non a colpi inversi di martello e trapano, non cioè con gli stessi strumenti oggetto di critica. Si è affermato proponendo, non imponendo. È stato l’esempio di tanti ad avere indicato lo stile alpino, clean e fair, non certo le gesta mediatiche di questi giorni al Cerro Torre, semmai speculari a quelle di Maestri, in quanto indicative di chi va in montagna non per rinunciare al proprio io, ma per lasciargli campo aperto.
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Di seguito i link a due articoli che presentano punti di vista opposti sull’argomento, e quindi ampio materiale del 2007 tratto dal sito PlanetMountain.
Skagit Alpinism: The Removal of Cesare Maestri’s bolt ladders
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Votazione per il Cerro Torre | ||||||||||||
Il 14/02/2007 a El Chaltén presso il Parco Nazionale “Los Glaciares” s’è svolta un’assemblea di alpinisti per decidere sull’estrazione dei chiodi ad espansione sulla via Maestri del 1970 sul Cerro Torre (Patagonia). Report e considerazioni di Vicente Labate | ||||||||||||
Il 14 febbraio 2007, nel giorno di San Valentino (il giorno degli innamorati) presso il centro visitatori del Parco Nazionale “Los Glaciares”, sezione Lago Viedma (località meglio nota come “El Chaltén”), s’è tenuta una specialissima assemblea a cui hanno partecipato circa 40 alpinisti provenienti di varie nazioni.
All’ordine del giorno c’era la discussione sulla: possibile estrazione dei chiodi a espansione collocati da Cesare Maestri, nella sua spedizione del 1970, sulla cresta sud-ovest del Cerro Torre lungo la via conosciuta come “Via del Compressore”. Come molti, se non tutti, sanno si tratta dei chiodi a pressione piantati, con un compressore trascinato in parete, da Maestri – in cordata con Ezio Alimonta, Daniele Angeli, Claudio Baldessarri e Carlo Claus – nell’ultima parte della via. Da sempre la “Via del Compressore” (che, anche se la precisazione è superflua, non è da confondersi con la Egger-Maestri del 1959) ha sollevato non poche polemiche per lo stile adottato: leggi chiodi a pressione e compressore in parete. Anticipiamo subito che, alla fine del dibattito, circa 30 su 40 dei votanti si sono espressi perché i chiodi siano lasciati lì dove sono. Ma forse non è questa la cosa più importante che ci racconta Vicente Labate, Guida alpina argentina che lavora e vive al El Chalten, su questa esperienza di “democrazia alpinistica” ai piedi del Cerro Torre. Democrazia Patagonica, nel giorno degli innamorati (della montagna)
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