La traversata degli Aurunci-Ausoni

Da Ausonia a Sonnino, la lunga traversata dei Monti Aurunci e Ausoni. Il nostro appuntamento annuale con il trekking, fine ottobre, Lazio. La guida la propone come un’idea, un’intuizione, solo singole parti sono descritte, e quindi presumibilmente sono state effettivamente percorse.

Di certo, non questa. E’ il primo giorno, e peniamo arrancando per la ripida, scoscesa, inospitale rava che sale sotto la Fammera di Spigno, una grande pala di calcare strapiombante. Mi sento bene, sicuro, procedo impugnando i bastoni da trekking a 20 cm dalle punte, una versione escursionistica della piolet traction. In un punto particolarmente ostico, arrampico. Prendo due buone prese dentro una grande roccia, e mi tiro su. Ma non sono in una falesia pulita e battuta, ed io e lo zaino assieme pesiamo 110 kg. Come mi ergo in piedi, entro in un incubo.
La grande roccia esce fuori dalla terra, ed abbracciati iniziamo a cadere. Una lavatrice di calcare mi sta per schiacciare, sono morto, non ne valeva la pena: penso tutto questo in decimi di secondo. Poi accade il miracolo: la gravità attira il blocco di pietra verso sinistra, ed io ho la lucidità di compiere una torsione di 180 gradi verso destra. Mi ritrovo a mulinare le braccia in attesa dell’impatto a terra, come di recente ho visto fare in un film a Tomas “Nico Giraldi” Milian durante un lungo inseguimento per i tetti di Roma. Penso che mi farò davvero male ma almeno vivrò. Invece non mi accade praticamente nulla: un taglio ed un livido, e basta. Atterro infatti su una zona cespugliosa, l’immane zaino prende il grosso della botta al posto mio. Un bastone da trekking risulta disperso, ma non sto a cercarlo. Sento le urla di Paolo e Matteo, credono abbia travolto Andrea scaricando rocce con i piedi. Invece Andrea è da tutt’altra parte, ed io ho scaricato una lavatrice di calcare con le mani. Coglione di un climber da falesia, sicuro dei suoi mezzi e del tutto ignaro delle regole di base dell’alpinismo. Ma non posso indulgere nell’analisi né nello spavento: c’è ancora da camminare, e tra poco farà buio. Riprendo il cammino.

Il racconto

L’itinerario


A metà circa della micidiale rava

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